
Il Giardino Majorelle di Marrakech: un'oasi di arte e botanica nel cuore del Marocco
Il Giardino Majorelle è un’oasi artistica e botanica a Marrakech, con oltre 300 specie esotiche. Creato da Jacques Majorelle e restaurato da Yves Saint Laurent, unisce arte, paesaggio e sostenibilità in un perfetto equilibrio.
Dott. Nicolò Simonetto
12/12/2024
Tra le polverose strade rosse di Marrakech si nasconde un angolo di paradiso dove colori, profumi e geometrie botaniche si fondono in un perfetto equilibrio tra natura e arte: il Giardino Majorelle. Un luogo che non è solo uno dei giardini più visitati del Marocco, ma anche un caso esemplare di progettazione paesaggistica ispirata all’arte, alla biodiversità e alla cultura locale.
Un po’ di storia
Il giardino fu ideato negli anni ’20 del Novecento dal pittore francese Jacques Majorelle, figlio dell’ebanista Art Nouveau Louis Majorelle. Affascinato dalla luce e dai colori del Marocco, Majorelle acquistò un terreno alla periferia di Marrakech e lo trasformò in un laboratorio vivente dove piante esotiche si alternavano a elementi architettonici ispirati allo stile moresco e berbero.
Dopo anni di abbandono, il giardino fu salvato negli anni ’80 dallo stilista Yves Saint Laurent e dal compagno Pierre Bergé, che lo restaurarono con grande attenzione e rispetto per la visione originaria. Oggi, il giardino è gestito dalla Fondazione Jardin Majorelle ed è aperto al pubblico come spazio botanico, artistico e museale.
Un capolavoro paesaggistico
Dal punto di vista paesaggistico, il Giardino Majorelle è un esempio magistrale di composizione verde in un clima semi-arido. I percorsi sinuosi guidano il visitatore tra siepi, vasche, pergolati e fontane, creando continui giochi di ombra e luce. Il famoso “blu Majorelle”, un blu cobalto intenso usato per dipingere pareti, vasi e infissi, agisce da potente elemento cromatico, creando un contrasto vibrante con il verde della vegetazione e l’ocra del terreno.
Ogni dettaglio è pensato per stimolare i sensi: il fruscio delle foglie, lo scorrere dell’acqua, i riflessi degli specchi d’acqua, i profumi pungenti di piante aromatiche. Un paesaggio multisensoriale che si evolve con le stagioni e le ore del giorno.
Le piante del Giardino Majorelle
Il giardino ospita oltre 300 specie vegetali provenienti da cinque continenti, selezionate per la loro adattabilità al clima locale ma anche per il loro valore estetico e simbolico.
Tra le protagoniste:
Cactus e succulente: numerose varietà di Agave, Euphorbia, Opuntia, Echinocactus, Ferocactus e Aloe disegnano architetture vegetali scultoree.
Bambù gigante (Phyllostachys aurea): crea spazi ombreggiati e genera suoni rilassanti con il movimento del vento.
Bougainvillea: con le sue esplosioni di fucsia e porpora, avvolge muri e pergole in un abbraccio di colore.
Palme e yucche: donano verticalità e richiamano l’oasi nordafricana tradizionale.
Piante tropicali: come banani, ibischi e gelsomini, che aggiungono una nota esotica e profumata.
Ninfee e piante acquatiche: presenti nelle vasche, creano un habitat per insetti e piccoli uccelli, favorendo la biodiversità.
La scelta delle specie e il loro posizionamento rispondono a criteri agronomici ben precisi: resistenza alla siccità, basso fabbisogno idrico, adattabilità al terreno sabbioso e tolleranza alle alte temperature. Ma è altrettanto evidente la mano dell’artista, che ha saputo accostare forme, colori e tessiture fogliari come se stesse componendo un quadro impressionista.
Un modello da studiare
Per un agronomo o un paesaggista, il Giardino Majorelle rappresenta un modello affascinante di progettazione sostenibile in ambiente arido, dove l’intervento umano esalta la natura senza forzarla. È un esempio di come arte e botanica possano dialogare in armonia, rispettando i ritmi climatici e valorizzando le specie autoctone o ben adattate.
Visitare questo giardino significa immergersi in un universo vegetale curato con maestria, ma anche riflettere sul potere rigenerativo del verde nei contesti urbani. Un’ispirazione concreta per chi sogna spazi verdi che siano al tempo stesso funzionali, poetici e sostenibili.
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